Evangelizzare è martirio: riflessione sulla Giornata dei Missionari Martiri

Evangelizzare è martirio: riflessione sulla Giornata dei Missionari Martiri

Di padre Ciro Biondi – tratto da missioitalia.it
 
«Il martirio cristiano non è un incidente o un caso. Meno ancora il martirio cristiano è l’effetto della volontà di una persona di diventare santo. Perché il vero martire è colui che è già diventato uno strumento di Dio, che ha perso la sua volontà nella volontà di Dio e che non desidera più nulla per sé, neanche la gloria di essere un martire».

Così T.S. Eliot, nel dramma teatrale “Assassinio nella cattedrale”, fa affermare all’arcivescovo di Canterbury Tommaso Becket, ucciso nel 1170 ai piedi dell’altare.

Il martirio è il caro prezzo dell’evangelizzazione, non c’è proclamazione del Vangelo di Cristo senza il dono pieno della vita, fino all’effusione del sangue. Dio stesso non ha trovato un modo migliore per dare testimonianza e consistenza all’Amore. Mettendo il proprio Figlio nelle nostre mani, il Padre ha pagato il prezzo carissimo della Salvezza, il costo altissimo della libertà per tutti i suoi figli.

Al mandato di Cristo, «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15) è connaturale il martirio.
Il martirio è l’amore reso visibile nella carne e nel sangue di coloro che annunciano all’umanità che Dio è Amore; che hanno compreso che ogni persona ha il diritto di conoscere questo Amore rivelatosi in Cristo; che sanno che il dovere di evangelizzare comporta un prezzo da pagare; che il costo è alto: la propria vita.
La prima lettera di Giovanni ci illumina sulla nostra missione per gli altri: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (3,16).
 
I servi e apostoli del Vangelo hanno conosciuto l’Amore e sanno che il dolore, la sofferenza e la morte, accettati e offerti al Dio della vita, come testimonianza piena a compiere la sua volontà, sono i valichi per l’ascesa di tutta l’umanità verso la libertà infinita.
 
Sono le metodologie per “amorizzare” il mondo, sono i beni preziosi con cui si compartecipa al dono della vita eterna per coloro che Dio ama.
 
Il mondo “in risalita” ha bisogno di evangelizzatori che hanno esperienza della “scienza della Croce,” una scienza che si apprende solo se si lascia inchiodare ad essa con lo sguardo rivolto al Dio della misericordia e sulle labbra le parole del Cristo: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Senza l’intima esperienza dell’Amore sacrificale del Maestro non è possibile divenire missionari.
 
 
L’annuncio del Vangelo costa caro; ce lo stanno insegnando le migliaia di cristiani  che ogni giorno sono chiamati a dare testimonianza estrema del loro ssere di Cristo con l’offerta quotidiana della propria vita.
 
Il loro sangue versato è Vangelo annunziato, è la Chiesa di Cristo chiamata a offrirsi ogni giorno per la salvezza del mondo come il suo Signore; è il dovere quotidiano a cui non ci si può sottrarsi se si vuole continuare l’opera del Figlio di Dio che venne per “dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).

Paolo ci lancia la sfida dell’evangelizzazione alla sua maniera: “sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1,24).
 
I discepoli missionari di Cristo sanno che la loro vocazione e missione è di essere il cuore moltiplicato del mondo, che in essi è versato il dolore della terra come in una coppa da bere fino alla feccia e che essi devono consumare il peccato e la sofferenza dell’umanità pagando con la propria vita il caro prezzo della liberazione operata dall’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 

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